Le cose belle che vorrai ricordare

Zoe ha 5 anni quando metà del suo mondo si appanna; una malattia rende cieco il suo occhio sinistro, trasformandolo in una specie di perla. Solo grazie all’affetto dei genitori, e soprattutto del padre, Zoe riesce a sentirsi non diversa ma «speciale». Un’originalità che diventa la sua arma per combattere le battaglie della vita. Zoe ha 21 anni quando la sua intera esistenza cambia: dopo la morte della madre, torna a casa, in quel paesino da cui era fuggita per inseguire il sogno di diventare pianista. Nulla sembra cambiato, ma tutto è diverso, perché suo padre – il suo energico, allegro, coraggioso padre – si è chiuso in un mutismo assoluto, il cuore indurito dalla crudeltà del mondo. Toccherà quindi a Zoe riaccendere in lui la speranza, senza sapere però che quella fiammella illuminerà un segreto destinato a cambiare l’esistenza dell’intero paese, riscrivendo le storie grandi e piccole che lo animano. Perché ci sono sempre cose belle che si vogliono ricordare. Basta cercarle e guardarle con occhi nuovi, occhi «di perla»…

Recensioni

“Un indubbio pregio di questa storia è la sua originalità che raggiunge l’apice nel finale.Spettacolare (non è solo un modo di dire). […] La sfida per Bertoldi era temibile, il rischio di scadere nel lacrimevole assai elevato. Ma per fortuna l’occhio di Zoe più che piangere illumina. Sarà difficile dimenticarlo”

Carlo Silini, Corriere del Ticino

“Una storia melò, edificante, scritta con piglio e ritmo”

Rocco Notarangelo, Cooperazione

“Bertoldi è stato bravissimo a descrivere l’esperienza della malattia dal punto di vista di una bambina, ho adorato la dolcezza con la quale ha dipinto Zoe e tutti i personaggi che le ruotano attorno”

Simona, Salotto dei Libri

“Testo coinvolgente, ben scritto, capace di miscelare diversi elementi tipici del romanzo contemporaneo. E Mattia Bertoldi è autore di cui sentiremo parlare ancora e a lungo”

Steb79, Goodreads.com

“Bertoldi è in grado di narrare con realismo impressionante i sentimenti, in particolare quelli legati al dolore”

Marco Faré, blog Sette Quattro