Il coraggio di Lilly e… la storia nella Storia
Questo romanzo, più di tutti, mi ha fatto capire come ci sono delle cose su cui mi fisso e che alla fine si infiltrano nelle mie storie. In Le cose belle che vorrai ricordare era il pianoforte (strumenti che ho suonato per anni), in Come tanti piccoli ricordi era un armadio con cassetti di diversi colori e misure (che per un certo periodo ho tentato di costruire). Ne Il coraggio di Lilly si tratta della magia e in particolare dei giochi di carte, che difficilmente mi vengono bene a causa delle mie scarse capacità pratiche.
Quello che vedete nella foto è Ranieri Bustelli, uno dei più grandi maghi europei della storia. Era italiano e per decenni ha incantato gli spettatori. Il mio Ranieri, il protagonista del romanzo, è stato chiamato in suo onore ed è anche per questo motivo che non si stacca mai dal mazzo di carte che gli ha regalato suo padre – un mezzo che gli permette di comunicare con Dora, una bambina che è rimasta misteriosamente muta sin dal suo arrivo ad Ascona.
Qui la difficoltà è stata soprattutto descrivere in forma scritta (ma non pedante) dei giochi di carte che ho appreso attraverso Youtube. Non sarei mai riuscito a replicarli (o perlomeno, non senza ore di allenamento) ma sapevo di disporre degli strumenti giusti per narrarli giocando tra i punti di vista (chi assiste al numero lo fa attraverso altri occhi rispetto a chi lo esegue) e le storie che accompagnano le magie, costruite per stupire lo spettatore.
Insomma: se non posso farlo, posso narrarlo. E questa è probabilmente una delle magie più grandi a cui potevo ambire.