Le mie due prime maratone

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Ricordate Will di About a Boy? Divideva il tempo in unità di mezz’ora, grazie alle quali confezionare le sue oziose attività. Ci ripenso spesso, anche quando la pianificazione dei miei impegni non riguarda la giornata ma la settimana, il mese, una stagione intera. A volte, arriva a coprire un anno intero.

Accanto alla mia tastiera, in questo momento, ho un foglietto verticale alto una spanna e largo quattro dita sul quale campeggia il titolo: “Impegni sul medio-lungo termine”. Sono obiettivi che stilo periodicamente, perché mi aiutano a impostare meglio i progetti più impegnativi. Dall’autunno scorso, tra una spunta e una cancellatura, ve ne sono due in particolare. Due maratone.

La prima è facile: una maratona vecchio stile, 42 chilometri e 195 metri, ma corsa in un contesto diverso da quello offerto da grandi città come Berlino, Boston, New York. Ad aprile, infatti, sarò impegnato nella cosiddetta Connemarathon che si dipanerà in una delle terre più suggestive d’Irlanda. E come si è soliti dire, una gara del genere inizia nel momento in cui decidi di affrontarla, vale a dire il giorno del primo allenamento. Quella domenica dovrò indossare il pettorale e correrla, d’accordo, ma sarà solo l’ultima, minuscola parte di un percorso lungo tre stagioni (autunno, inverno e primavera). Insomma: come ho già detto in passato, la corsa non si allontana mai troppo dalla scrittura.

La seconda è una maratona artistica. Alla fine della scorsa estate, ho comprato l’ultima biografia dedicata a Robin Williams, scritta dal giornalista Dave Itzkoff. Williams è un attore col quale sono cresciuto, uno di quelli che quasi in ogni film ti fa ridere e ti fa piangere, un maestro della dramedy. Nella mia videoteca c’erano già una decina di suoi film, ma leggendo le prime pagine del libro di Itzkoff mi sono reso conto che mi mancavano troppi pezzi.

Da qui l’idea: perché non bazzicare i mercatini dell’usato e recuperare le tessere mancanti? Ne è nata una collezione – un’opera omnia di Williams che mi sta accompagnando nella lettura: pagina dopo pagina, ripercorro la sua carriera artistica guardando i film in cui è stato protagonista. Il primo è stato Popeye, che ho trovato solo in versione spagnola, seguito da quattro titoli altrettanto poco conosciuti ai più: il forrestgumpiano Il mondo secondo Garp, lo sgangherato Come ti ammazzo un killer, il malinconico Mosca a New York, l’avvincente Tempi migliori.

Trovo istruttivo disseminare su periodi così lunghi delle unità di tempo alla maniera di Will, durante le quali corro qualche chilometro o guardo un film degli anni Ottanta riavvicinandomi a quelli che più hanno colpito la mia infanzia. Ti fa capire che raggiungere un risultato è più gustoso, se prima ti impegna per mesi. Ti rendi conto che ogni obiettivo può essere alla tua portata, se ti dedichi con la dovuta costanza. Rende sempre più chiaro l’obiettivo al quale aspirare, e con esso, il cammino da tenere.