Quanti sono i silenzi che riempiono le nostre giornate? E quanto sono determinanti nell’alterare il corso delle nostre esistenze?
L’ultimo romanzo di Luca Brunoni – Silenzi, appunto, edito da Gabriele Capelli editore – prova a rispondere a queste domande portandoci negli anni Cinquanta e nella vita di Ida, un’orfana di 13 anni. L’opera si apre con l’arrivo di un tutore che la preleva dalla sua ultima casa e la porta in un villaggio dell’Oberland bernese per essere affidata a una coppia di agricoltori, gli Hauser. Il testo si compone quindi di più punti di vista: innanzitutto quello della giovane – che molte volte rinuncerà ad aprire la bocca per immergersi in un dolore agrodolce legato a un avvenimento del passato – e quello degli altri personaggi del villaggio.
Sia la casa degli Hauser, sia il paese si riveleranno essere serbatoi di segreti e misteri che crescono nel tempo, nutrendosi di quei silenzi che condizionano l’esistenza di molti dei personaggi descritti. In questo romanzo, però, a ogni silenzio si contrappone la voce di qualcuno che sfida l’omertà, le assenze fanno da contraltare alle presenze e le fughe sono una risposta a quel clima di immobilità e permanenza che aurea un luogo del genere.
Brunoni è bravo a descrivere questi contrasti scegliendo la strada della semplicità. Le parole sono poche, selezionate (e poteva essere altrimenti, in un contesto del genere?) ma l’attenzione per l’atmosfera e la narrazione multisensoriale è grande, per un romanzo di meno di 200 pagine in cui ogni termine sa ferire e colpire. Due esempi, presi entrambi da un finale che cresce ed emoziona (ma niente spoiler): le espressioni “gli sembra di tossire filo spinato” e la descrizione di una ferita, dalla quale “il sangue cola come pittura da un colpo di pennello troppo denso”, presentate nel giro di due pagine.
Passaggi che dimostrano la perizia dell’autore nell’evitare i cliché e le frasi già sentite, già masticate, per percorrere una strada propria. Dopo Il cielo di domani, il suo esordio, questo 37.enne di Lugano ha ripreso in mano la sfida di raccontare qualcosa di indicibile e inafferrabile, con in più le difficoltà date dal genere del romanzo storico. Il risultato è un’opera inedita, potente e interlocutoria come possono esserlo solo i silenzi che si infiltrano nei momenti decisivi della nostra vita e ci obbligano a studiarli e ad affrontarli.
Silenzi che, inevitabilmente, ci portano a riflettere.