Quando in narrativa si parla di verosimiglianza a me vengono sempre in mente “Will Hunting – Genio ribelle”, “A Beautiful Mind” e tutti quei film che hanno almeno una scena in cui appare una lavagna (o una finestra) piena di complicati calcoli. Per la maggior parte degli spettatori basterebbe compilare queste superfici con formule ed equazioni a casaccio e nessuno se ne accorgerebbe. Ricercare la verosimiglianza, però, significa prestare così tanta attenzione ai dettagli da comporre una scena come se venisse analizzata solo da occhi esperti. Questi film (ma anche alcuni episodi de “I Simpson” o di “The Big Bang Theory”) si distinguono proprio per la cura dedicata a questi aspetti. E quando scopri che Ron Howard scelse il matematico Dave Bayer come consulente del film che ha portato il premio Oscar a Russel Crowe, e che lo stesso Bayer impiegò sei ore per verificare dei calcoli che nei film appaiono per due secondi appena… Be’, lì capisci che la verosimiglianza non si ottiene scimmiottando la realtà, ma riportando la realtà anche nelle cose più piccole.